Martina Flick nel suo ufficio all’Università di Berna. Nell’intervista spiega perché le donne sono sottorappresentate nella politica di milizia e come si potrebbe cambiare la situazione.

«Il tipico politico di milizia è un uomo»

22.02.2021
1/2 | 2021

Le donne osano meno rispetto agli uomini - e dopo aver assunto una carica si accorgono di aver sottovalutato sé stesse. È uno dei risultati di un sondaggio condotto dall’Università di Berna. Conversazione con Martina Flick Witzig.

Signora Flick, i comuni hanno sempre più difficoltà a trovare dei candidati interessati a ricoprire cariche di milizia. Chi ha oggi più probabilità di assumere una carica di milizia a livello comunale?

Martina Flick: Il tipico politico di milizia è un uomo, tra i 40 e i 64 anni, ha una formazione superiore, una buona posizione professionale e un reddito piuttosto elevato. E vive da anni nel suo comune e vi è ben radicato.

Dove sono le donne?

Flick: Le donne sono sicuramente presenti. Ma stabiliscono le loro priorità in modo diverso rispetto agli uomini: nel volontariato, come nelle funzioni di milizia, gli uomini sono circa il doppio delle donne. Nelle associazioni e nelle organizzazioni, le proporzioni sono all’incirca le stesse. Nel volontariato informale, come l’aiuto di quartiere o l’assistenza agli anziani, invece, le donne sono molto più rappresentate degli uomini.

Come mai?

Flick: Forse perché la Svizzera ha introdotto il diritto di voto per le donne con un certo ritardo. La politica è stata, più a lungo che nei paesi vicini, un dominio puramente maschile. È possibile che ciò abbia ancora oggi un impatto, dato che le donne sono sottorappresentate in politica. Le donne continuano a essere più presenti nel lavoro domestico e svolgono meno frequentemente degli uomini un lavoro retribuito. Di conseguenza, come già detto, è più probabile che il volontariato femminile sia orientato verso l’ambiente domestico e il vicinato.

Quali sono le ragioni per cui le donne assumono meno spesso cariche di milizia?

Flick: Nel nostro sondaggio, abbiamo chiesto ai politici di milizia quali fossero, prima di candidarsi, le loro preoccupazioni. La paura di dover dedicare alla politica di milizia una fetta troppo elevata del proprio tempo e di essere troppo esposti pubblicamente riguarda in modo pressoché uguale uomini e donne. Al contrario, il doppio delle donne, rispetto agli uomini, ha evocato il timore che le proprie conoscenze professionali fossero troppo limitate.

Questo significa che le donne hanno meno fiducia in sé stesse?

Flick: Sì, così sembra. Nel sondaggio, abbiamo anche chiesto se i timori iniziali si sono rivelati fondati una volta assunta la carica. Ciò che è interessante, e che fa emergere un quadro della situazione ben diverso, è non solo che sia le donne che gli uomini dichiarano di aver sottovalutato, prima dell’elezione, i potenziali problemi, ma che gli uomini dichiarano più frequentemente delle donne di aver sottovalutato le proprie conoscenze professionali.

Le donne hanno più rispetto per le cariche pubbliche?

Flick: Il rispetto è certamente un aspetto importante, ma fondamentalmente le donne si sottovalutano. Gli uomini sembrano prenderla un po’ più alla leggera e rendersi conto in seguito di aver probabilmente sottovalutato la situazione per quanto riguarda le competenze professionali richieste.

Cosa si può fare per rendere le donne più propense a candidarsi?

Flick: Una possibilità è che le donne che già siedono in un Municipio si adoperino per trovare potenziali candidate e mostrare loro cosa significa in pratica essere politici di milizia, incontrandole o magari anche invitandole a una seduta del Municipio o del Consiglio comunale. Un’altra possibilità consiste nella formazione dei neoeletti. Per inciso, dal nostro studio emerge che le donne sono più favorevoli a questa misura, rispetto agli uomini.

C’è quindi bisogno di un contatto personale? Le donne si candidano meno spontaneamente?

Flick: Le cose stanno proprio così. Il nostro studio dimostra che le richieste personali, siano esse da parte del partito o di personalità pubbliche del comune, giocano un ruolo importante per gli uomini come per le donne. Ma gli uomini si candidano più spesso di propria iniziativa.

Sembra lo stereotipo delle donne che si tengono docilmente in disparte.

Flick: Sì, si potrebbe certamente interpretare in questo modo. Le donne hanno una certa difficoltà nel dirsi: «Posso farlo, lo faccio».

E come possono essere superate queste difficoltà?

Flick: La nostra ricerca ha portato a un risultato interessante: sono soprattutto le donne più giovani a temere di non avere sufficienti conoscenze professionali per ricoprire una carica. Le donne in età più matura e quindi con più esperienza di vita sono più sicure di sé.

Nonostante i cambiamenti della società, le donne più giovani non osano necessariamente di più?

Flick: È così, anche se, intuitivamente, ci si potrebbe aspettare il contrario, dato che anche il livello di formazione generale delle donne è aumentato continuamente negli ultimi decenni. Ciò non sembra però portare automaticamente a una maggiore presenza delle donne in politica.

Che consiglio darebbe alle donne?

Flick: Fidatevi delle vostre capacità! Neanche gli uomini dispongono di competenze o di conoscenze «su misura» per assumere una carica di milizia. Tutti i neoeletti devono anzi affrontare le stesse sfide. Le amministrazioni comunali sostengono del resto i neoeletti e li introducono alle varie procedure.

E una volta fatto il grande passo, le donne ne sono soddisfatte.

Flick: Sì, è vero. Essere coinvolti in prima persona, imparare cose nuove, i contatti personali e il riconoscimento nella propria sfera personale o da parte dei colleghi: sono tutti fattori che portano soddisfazione una volta assunta la carica.

Martina Flick Witzig è assistente alle cattedre di Politica svizzera e di Sociologia politica all’Università di Berna. Si occupa delle istituzioni politiche svizzere, tra cui la politica di milizia. Insieme ai professori Markus Freitag e Pirmin Bundi ha condotto lo studio «Milizarbeit in der Schweiz», pubblicato nel maggio 2019 da NZZ Libro. L’Associazione dei Comuni Svizzeri ha accompagnato il lavoro di ricerca in qualità di partner di progetto.

Denise Lachat
Traduzione: Luisa Tringale