Il numero dei comuni ticinesi è passato da 245 nel 1998 a 108 nel 2022. L’immagine mostra i progetti di aggregazione attualmente in corso. Le elezioni di domenica 10 aprile 2022 sanciranno la costituzione del nuovo Comune di Val Mara (64).

I cantieri della riforma dei comuni ticinesi

21.02.2022
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La riforma dei compiti, della dimensione e del funzionamento del Comune ticinese avanza. Ne percorriamo le tappe con Marzio Della Santa, capo della Sezione degli enti locali del Dipartimento delle istituzioni.

Il Canton Ticino e i suoi Comuni

Nel 1998 il Dipartimento delle istituzioni pubblicava lo studio «Il Cantone e i suoi comuni – l’esigenza di cambiare», che proponeva una fotografia dei comuni ticinesi di allora e promuoveva un’ipotesi di riorganizzazione istituzionale degli enti locali grazie a una riduzione del numero di comuni, che a quell’epoca erano 245. Lo studio metteva in evidenza, specialmente per i comuni più piccoli, una capacità finanziaria e progettuale ridotta e una organizzazione amministrativa insufficiente: ovvero un sotto-dimensionamento strutturale e finanziario che portava a una autonomia limitata. Il Governo ticinese decise allora di promuovere un piano di riforma dell’istituto comunale, con l’obiettivo di ridare al comune delle condizioni quadro favorevoli in cui potesse assumere pienamente il proprio ruolo.

Una riforma su tre fronti

Il progetto di riforma istituzionale intrapreso negli anni 1990 poggia oggi su tre assi di intervento principali. Un primo asse interroga la dimensione del comune ed è legato alla tematica delle aggregazioni. Un secondo asse analizza i compiti del comune, e coincide oggi con il progetto di riforma dei rapporti istituzionali «Ticino 2020». Il terzo concerne il quadro normativo che regola il funzionamento del comune.

«Al centro dell’intero processo di riforma c’è il comune. E il comune non è un’entità statica, ma dinamica», sottolinea Marzio Della Santa, capo della Sezione degli enti locali (SEL). Sia perché la ripartizione delle competenze tra i livelli istituzionali in determinati ambiti può cambiare, sia perché la società stessa è in continua evoluzione. Anche le aspettative del cittadino nei confronti del comune non sono le stesse rispetto a solo dieci anni fa. Secondo un sondaggio condotto dalla SEL nel 2018 per meglio comprendere il punto di vista della popolazione ticinese sulle aggregazioni, per esempio, emerge che le tematiche ambientali hanno acquisito oggi un peso decisamente importante mentre il moltiplicatore comunale, o l’offerta di determinati servizi considerati ormai come acquisiti, non costituiscono più variabili discriminanti.

Secondo Marzio Della Santa, è fondamentale che la riflessione del Cantone nell’ambito della riforma dei comuni tenga conto di queste evoluzioni. «Il comune «economico» degli anni 1990 oggi ha lasciato il posto a un comune che può essere definito «residenziale», un comune la cui missione è quella di garantire la qualità di vita residenziale delle persone fisiche e giuridiche che vi risiedono», spiega. «Ogni comune dev’essere in grado di assolvere tutti quei compiti che gli permettono di garantire ai cittadini il benessere residenziale. In un’ottica di federalismo asimmetrico, i comuni più grandi che soddisfano determinati requisiti possono assolvere anche dei compiti di competenza del Cantone.»

Aggregazioni: necessità, opportunità

Il piano cantonale delle aggregazioni (PCA), strumento strategico adottato dal Governo nel 2018, ipotizza un Ticino composto da 27 comuni.

Marzio Della Santa sottolinea una differenza sostanziale tra le aggregazioni della fine degli anni 1990 e dell’inizio degli anni 2000 e le aggregazioni più recenti. «Allora, erano prevalenti le aggregazioni di necessità: molti comuni si sono aggregati laddove non erano più né funzionali né funzionanti. Oggi si può parlare di aggregazioni di opportunità: comuni che funzionano valutano le opportunità che potrebbero sorgere dalla creazione di un comune unico e che difficilmente potrebbero cogliere da soli. Trent’anni di aggregazioni hanno portato a una propensione maggiore all’entrata in materia sul tema, che invece negli anni 1990 suscitava una forte resistenza.» Lo stesso PCA promuove e predilige una «attivazione dal basso» dei progetti aggregativi.

Ad oggi sono stati portati a termine 62 progetti di aggregazione, di cui 36 con successo; 20 sono stati abbandonati, e sei sono attualmente in corso. Il numero degli enti locali è passato da 245 nel 1998 a 108 nel 2022, con la creazione di 137 nuovi quartieri.

Complessivamente, il Cantone ha mobilizzato per l’attuazione delle aggregazioni 269 000 000 franchi, di cui il 61% per il risanamento finanziario degli ex comuni ed il 39% per lo sviluppo del nuovo comune aggregato. «Questa cifra va messa in relazione con il fatto che la situazione finanziaria dei comuni aggregati è migliore e porta a una riduzione sensibile degli aiuti finanziari del Cantone, al punto che al netto si parlerebbe di qualche decina di milioni di franchi sull’arco di vent’anni», precisa Della Santa.

I risultati del già citato sondaggio condotto nel 2018 indicano inoltre che le aggregazioni hanno risposto alle aspettative della cittadinanza, producendo degli effetti positivi sulla qualità di vita. Tra gli effetti indesiderati percepiti emerge in particolare una maggiore distanza tra autorità e cittadini. Anche su questa tematica la SEL si propone di intervenire. Per esempio, promuovendo per i futuri progetti aggregativi un approccio partecipativo che preveda il coinvolgimento non solo delle autorità politiche comunali ma anche della società civile, e questo già a partire dalla fase preliminare.

«Oggi si può parlare di aggregazioni di opportunità: comuni che funzionano valutano le opportunità che potrebbero sorgere dalla creazione di un comune unico e che difficilmente potrebbero cogliere da soli.»

Marzio Della Santa, capo della Sezione degli enti locali

Gruppi di lavoro misti

La riflessione sul ruolo e la missione del Comune ticinese si svolge anche all’interno di gruppi di lavoro e discussione misti formati da rappresentanti di Cantone e comuni. La Piattaforma di dialogo tra Cantone e comuni, istituita nel 2008, che si riunisce quattro volte l’anno, e il Simposio Cantone-Comuni, un appuntamento annuale dal 2019 fortemente voluto dal Consigliere di Stato Norman Gobbi, offrono altri spazi di incontro importanti tra i rappresentanti dei due livelli istituzionali.

Con il simposio Cantone-Comuni di marzo 2022, dedicato al tema «Il Buon governo dei Comuni», la SEL prosegue la riflessione sulle principali funzioni che caratterizzano gli enti locali: comunitaria – come tenere saldo il collante sociale all’interno della comunità; democratica – come attivare i membri della comunità affinché diventino dei cittadini attivi; politica – come soddisfare i bisogni della popolazione; di servizio – come erogare prestazioni di qualità, efficaci ed efficienti.

Riflessioni che troveranno un primo riscontro pratico con il progetto «Buon governo», un esercizio innovativo attraverso il quale ci si propone di analizzare e ridefinire gli strumenti e le procedure di cui dispongono gli enti locali per la gestione della cosa pubblica. I comuni pilota di Faido e di Tresa faranno da apripista durante la legislatura 2021-2024.

3° Simposio Cantone-Comuni

La terza edizione del Simposio Cantone-Comuni si terrà il 17 marzo 2022 a Bellinzona e in diretta streaming e approfondirà il tema «Il Buon governo dei Comuni».